Numerosi sono gli scrittori e i poeti che si sono lasciati ispirare dalla Sicilia per scrivere opere importanti. La giara, oggetto siciliano utilizzato prevalentemente nel 900, ne è la prova.
La giara come musa ispiratrice
Cos’è una storia se non un racconto dove puoi creare una realtà nuova, immaginaria. Chiudendo gli occhi, ti sembra quasi di essere lì, tra campi di grano e piccole case con porte di legno.
È facile inventare qualcosa. Più difficile è riuscire a trasmettere ciò che la storia rappresenta.

Forse uno dei migliori in questo è Luigi Pirandello che, nelle sue numerose commedie, riesce ad unire il paradosso con la realtà.
Sa farsi capire trasmettendo qualcosa di estroso e bizzarro.
Credo che tutti conoscerete la storia “La Giara“, classica commedia pirandelliana, dove il ricco proprietario terriero, Don Lollò Zirafa, intento a far aggiustare la sua giara spaccata in due, contatta un artigiano locale, Zi’Dama, che, mettendosi all’opera e lavorandoci dall’interno, ci si ritrova incastrato dentro, a causa del collo dell’oggetto molto più stretto rispetto alla sua pancia.
La storia è dotata di incredibile fantasia e originalità ed ha un’impronta pirallendiana precisa. Molto spesso, infatti, nei suoi racconti, si trovano inseriti oggetti tipici della Sicilia ottocentesca.
La sua forma e il suo uso
Di cosa stiamo parlando dunque?
La giara è un oggetto fatto di storia e cultura antica.
Rappresenta uno di quei particolari manufatti che danno una precisa identità alla Sicilia e la disegnano come terra di misteri e credenze popolari.
Il vaso è costituito da un corpo, in terracotta, panciuto, largo e da un collo molto più stretto (così come descritto in La Giara di Pirandello).

La giara – o giarra in dialetto – veniva usata come recipiente per l’acqua o per il vino da distribuire nelle abitazioni.
Veniva adoperata anche come contenitore per l’olio, per conservare determinati alimenti, come soluzione contro la loro deteriorazione e per tenere lontani insetti e piccoli roditori.
La giara: la storia e le leggende
Tra le leggende che circolano vi è quella che considerava il recipiente come luogo dove potersi isolare dal resto del mondo, per star tranquilli e rilassarsi dal caos esterno.
In effetti, anche questo aspetto è riportato nella famosa commedia di Pirandello: Zi’Dama sceglierà di rimanere bloccato all’interno dell’oggetto data la sua comodità e quietezza.
L’uso della giara ha origini antiche, usata e tramandata da molte popolazioni. In Portogallo, in Sicilia con la dominazione araba e in Grecia vi sono tracce dell’uso di questa particolare anfora durante gli anni dell’800.
Oggi la giara non viene più usata e la troviamo solo in quei paesini siciliani che ancora conservano oggetti della Sicilia più antica. Ma è proprio grazie a questi oggetti che possono essere raccontate storie e leggende.
Paolo Manetta
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