La vascedda siciliana (in italiano fiscella) è un classico esempio di lavorazione antica degli oggetti della nostra tradizione agricola e pastorizia.
Cos’è la Sicilia? Cosa rappresenta per chi ci abita? È cultura, è arte, è cibo e gastronomia. Ma è anche tradizione, come lo sono tutti gli oggetti che si sono tramandati nel tempo.
Un tempo che sembra fermarsi, soprattutto in alcune zone più remote, poco abitate e rimaste fedeli ad abitudini e ad usanze ormai superate.
Cos’è la vascedda?
Si tratta di un recipiente fatto di fibre di giunco nel quale si versa la ricotta fresca appena fatta e che le dà la tipica forma.
Il suo compito era quello di far scolare il siero in modo da far compattare il latticinio e fargli acquisire una consistenza molto morbida e cremosa; dentro la vascedda stessa, poi, il formaggio ottenuto si serviva direttamente a tavola.
Una struttura più pastosa e vellutata rispetto alla ricotta di oggi. Con la sola aggiunta di olio di oliva, si trasformava in un piatto finito buonissimo e gustoso.
La storia

Un tempo le vascedde erano vendute dai pastori. Infatti venivano realizzate durante le ore passate con le bestie al pascolo.
Il giunco selvatico (non spinoso) veniva fatto seccare all’ombra, conferendogli il tipico colore biondo.
Poi, la sera prima dell’utilizzo, si immergeva in acqua. In questo modo, le fibre si ammorbidivano diventando più flessibili.
La ricotta fresca veniva venduta prelevandola dalla vascedda e mettendola nei contenitori che le donne portavano con se.
Oggi le fiscelle per ricotta sono realizzate in plastica; si è guadagnato in igiene, ma si è perso il fascino e il sapore peculiare che il giunco conferiva al prodotto.
Possiamo, comunque, trovare ancora questi oggetti in giro negli agriturismi, nei musei antropologici e in tutti i luoghi dove si coltiva il ricordo della tradizione.
Paolo Manetta