Gregna di spighe

Come già affrontato in alcuni articoli precedenti, una tradizione che continua da ieri ad oggi è la mietitura. Le spighe raccolte venivano raggruppate insieme fino a formare la gregna.

Un antico proverbio dice: “giugno la falce in pugno“. Già, perché dal mese di giugno a quello di agosto, terre dorate creavano sfondi incredibili nei campi siculi.

Le spighe venivano tagliate e trasportate a casa, raggruppandole insieme.

La mietitura e le unità di misura

Fino al 1950, in Sicilia, si procedeva alla mietitura con la falce a mano, sotto un sole cocente che non risparmiava le spalle ricurve dei contadini.

Il mietitore, per non farsi pungere dai gambi tagliati, usava dei pantaloni di cotone pesante e mutande lunghe fino alle caviglie, si fasciava le dita per proteggere le mani dall’impugnatura della falce e indossava un cappello di paglia per via del sole ardente.

Le spighe venivano raggruppate con l’ancinu da “lu ligaturi” cioè la persona designata a occuparsi del frumento reciso.

Questo procedeva a legarlo insieme in modo da formare un grande fascio. Con l’ancinu, appunto, tirava a se le spighe mentre con l’anciniaddu incastrava i manipoli.

L’ancinata diventava, così, un’unità di misura e cioè la quantità di manipoli che si poteva raccogliere con una sola operazione.

Tra i contadini vi erano, infatti, unità di misure valide solamente per gli apprezzamenti terrieri. Sei mazzetti (ancinati) formavano una “jermita”.

Il mietitore depositava a terra una liana e gli adagiava sopra alcune jermite. Nove di esse formavano una gregna, un covone di spighe.

Sei gregne formavano un “cavaddunciu” che rappresentava la quantità di peso massimo trasportabile da un animale, cavallo o mulo.

Queste venivano depositate tre per lato ai fianchi della bestia che, successivamente, aveva il compito di trasportarle fino all’aia.

La gregna, così formata e legata, veniva lasciata essiccare al sole in modo da perdere tutta l’umidità ed essere pronta, poi, per la spagliata.

La gregna: da ieri ad oggi

Quando i terreni erano di enormi dimensioni, la squadra di contadini era molto più grande ma ciò che non cambiava mai erano i compiti che venivano dati ad ogni partecipante. Il lavoro di squadra era tutto.

Un antico detto siciliano recita così:

Casa quantu sta e tirrenu quantu viri

Bisogna capire che le terre erano una delle fonti di ricchezza più grandi negli anni 50 e, quindi, molto spesso capitava che la casa di un contadino era quasi un puntino rispetto ai metri di terreno posseduti.

Oggi, i covoni di grano vengono creati attraverso macchinari, trattori e grazie alla tecnologia che, in ambito agricolo, ha subito un notevole incremento.

Ma, nonostante sono cambiati gli attrezzi utilizzati, la gregna continua ad avere la sua utilità in campo agricolo. Una tradizione che continua ad esistere tutt’oggi.

Paolo Manetta

Articoli Correlati

  1. A spagliata: antiche tradizioni
  2. A pisata: un rito antico per la lavorazione del grano
  3. Mollica atturrata: la magia di un ingrediente povero che conquista il palato siciliano!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *