Il grano, cereale di antica coltura, oggi viene raccolto attraverso macchinari moderni, un tempo, però, la mietitura avveniva attraverso un laborioso processo manuale.
Oggi, come in passato, il grano rappresentava cibo da portare a tavola o prodotto da poter commerciare. Insomma, era una fonte di guadagno per le famiglie e rappresentava luogo di lavoro per gli adulti, ma anche per i più piccoli.
Il periodo della mietitura cadeva verso la fine di giugno, quando il chicco era secco e i campi si coloravano di un intenso giallo dorato.
La mietitura e a pisata
Un tempo, per “strappare” il grano dalla terra, si usava la falce, la cui affilata lama ricurva era l’ideale per tagliare le piante dei campi.
Era un momento importante per le famiglie perché rappresentava la fine del duro lavoro e la speranza che il tempo speso non fosse stato inutile.
C’erano molte aspettative e nel calendario rurale questo giorno era legato ad un solenne periodo di festa per tutti coloro che avevano partecipato al raccolto.
Il lavoro impiegava non meno di quindici persone e ognuno aveva un ruolo ben preciso. Si cominciava, come già anticipato, con la falciatura.
Una volta che le spighe erano state recise, si raggruppavano e si legavano insieme a formare dei covoni di dimensioni modeste.
Cominciava la cosidetta pisata, fase in cui, attraverso “il passeggio” degli animali (solitamente muli o cavalli), i chicchi di grano venivano separati dalle spighe.
A spagliata
I contadini si assicuravano che la giornata fosse ventosa.
Le spighe schiacciate venivano lanciate in aria con un forcone di legno e la natura faceva il resto del lavoro. Il vento disperdeva la parte più leggera, cioè la paglia, e lasciava che la parte più pesante, i chicchi, ricadesse al suolo.
A spagliata, tecnica ingegnosa e faticosissima, veniva applicata nuovamente al grano rimasto a terra; l’ultimo passaggio era la cernitura, che liberava il frumento da ciò che il vento non aveva portato via.
Così la pulitura del grano era completata ed era pronto per essere macinato e trasformato in farina.
Al giorno d’oggi, macchinari e tecniche sempre più innovative risparmiano tantissima fatica e consentono colture intensive.
Antiche tradizioni come a spagliata sono andate perdute. Fortunatamente, queste vivono ancora nei racconti e nei ricordi delle persone più anziane, nei piccoli paesini dell’entroterra siciliano.
Paolo Manetta
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