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A pisata: un rito antico per la lavorazione del grano
Per ottenere dei chicchi dorati, la tradizione antica siciliana impone una lavorazione precisa e tecniche che, in passato, rappresentavano la base dell’agricoltura: a pisata.
Tutti i contadini si riunivano attorno al campo e, insieme, si preparavano per la raccolta delle spighe per poi lavorarle e ottenere il grano.
Il mese di giugno era un periodo particolarmente importante. Oltre che un momento di riunione, rappresentava un tempo in cui il duro lavoro dei mesi passati produceva, finalmente, i suoi frutti.
A pisata
Questa antica tecnica era la prima di un lungo processo che trasformava le spighe in grano e, successivamente, in pasta o farina.
Il grano, una volta raccolto dai campi, veniva disposto nell’aia (aria in dialetto siciliano) in modo da formare un cerchio.
I covoni più piccoli venivano legati insieme a formarne uno molto più grosso, con i gambi al centro e le spighe rivolte verso l’esterno e cominciava la cosiddetta pisata.
I muli passeggiavano, ripetutamente, sopra le spighe di grano raccolte, pestando i covoni con gli zoccoli e, con la tecnica della pressatura, i chicchi uscivano fuori.
I contadini, nel mentre, raccoglievano i covoni disponendoli verso il centro, mediante i forconi, di modo che l’intero raccolto venisse lavorato.
A questo punto il resto del lavoro era affidato al vento.
La tradizione fino ad oggi
Oggi a pisata è stata sostituita dalla trebbiatrice. Uno strumento più efficace in cui occorre meno fatica sia per l’uomo che per gli animali.
Ma ciò che rende particolare la Sicilia, sicuramente, sono i ricordi e gli antichi metodi utilizzati nei lavori più antichi.
Perché la nostra isola è anche questo: tradizioni, tramandate da generazione in generazione, fino a diventare veri e propri racconti da narrare.
Paolo Manetta
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