Un cavallo sta galoppando per le strade sterrate delle campagne siciliane. Il caldo estivo rende l’aria arida e ferma. Il fantino tira le redini per fermarsi e una volta sceso dalla sella, si affretta a prendere uno dei due vasi legati ai fianchi del cavallo. Si tratta del “bummolo malandrino”.
Il Bummolo del Malandrino è un oggetto antico che fa parte della cultura agricola siciliana.

Si tratta di un vaso in terracotta con la funzione di recipiente per il vino o per l’acqua. Una vera e propria brocca chiusa, in cui le bevande vengono versate all’interno tramite il foro presente alla base del bummolo.
Per riempirlo occorre quindi capovolgerlo e il foro non presenta nessun tappo o sistema di chiusura.
Oggetto caratteristico e che stupisce tutti per la sua forma. Ancora oggi, dopo molti anni, viene costruito a mano e venduto principalmente come souvenir e usato, più che altro, come arredamento per la casa.
Bummolo malandrino, perché si chiama così?
Il bummolo appartiene alla storia e alla cultura araba, maestra della ceramica, e arrivata in Sicilia durante la dominazione araba.
In origine, l’oggetto nasce come contenitore di liquidi pregiati, come l’acqua e l’olio, e diventa parte della cultura siciliana con la dominazione moresca, tra l’827 e 1091 d.C.
Sono stati rinvenuti, recentemente, una notevole quantità di questi oggetti, costruiti durante il XII secolo: orci dipinti a mano che diventano delle finissime opere d’artigianato.
Proprio per la genialità e per la furbizia della sua struttura, il bummolo – cioè orcio in terracotta – prende l’appellativo di maladrino, cioè furbo, vivace e simpatico.
Infatti, il suo funzionamento prevede il riempimento dal fondo, grazie al quale preserva il contenuto dai patogeni esterni.
Come funziona?

Il meccanismo è semplice ma ingegnoso. Il bummolo viene preso alla base e capovolto. Attraverso il foro viene inserita l’acqua o il vino, in quantità diversa rispetto alla capienza del vaso.
Il foro, in realtà, si allunga all’interno del recipiente come un collo di bottiglia e consente, una volta riempito il bummolo, di capovolgerlo senza versare neanche una goccia. Per servirsi, poi, della bevanda, lo si userà come una qualsiasi brocca.
Altra caratteristica del bummolo è la sua capacità di mantenimento della temperatura.
Immaginate di essere in Sicillia, sotto il sole cocente e di non avere altro desiderio se non quello di ristorarvi con dell’acqua fresca.
Spesso succedeva, infatti, che i contadini siciliani lavorassero nei campi nei mesi più caldi, dove la temperatura raggiungeva facilmente i 40°.
Per questo scopo la sommità è appuntita: questo serve per creare un vuoto all’interno e dare la possibilità all’acqua surriscaldata di evaporare e di abbassare la temperatura interna.
Ed ecco un’altra delle tante tradizioni antiche, senza tempo, che rende la Sicilia una terra ricca di storia.
Paolo Manetta